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martedì 13 aprile 2010

Le palpebre si stanno per aprire ...



Lo sfiorarsi casualmente sull'asfalto. ll contatto non voluto, lo sguardo successivo. Lei è un'infernale dark-lady, lui è uno studioso di Dante. lnizia così, questo coinvolgente romanzo in cui convivono il Purgatorio, i dannati di Giotto, la cronaca nera, i linguaggi dei corpi, gli echi di film (Kill Bill ed altri), le decapitazioni a Baghdad, trasmissioni tv come "Porta a Porta", le dichiarazioni di politici, il perbenismo esteriore di Milano e una tentacolare organizzazione criminale che fa della morbosità e del torbido le sue fonti di guadagno. Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a scrivere Palpebre?
"La necessità di raccontare, tradurre una storia capace di catturare ed avvincere il lettore. Alcune ossessioni e riflessioni culturali, politiche, sociali che vado facendo da vent'anni a questa parte, e che sino a quando rimanevano confinate nella forma saggio arrivavano ad un pubblico circoscritto. Ho voluto metterle in un racconto che facesse giungere questi sentimenti a più persone."
Luoghi: Milano, bagni dell'Università Statale, radio private e a sinistra, abitazioni dove non bussa mai nessuno. Ville in Brianza: impenetrabili e trasformate in sale chirurgiche e punitive. A sorvegliarle, a metterle al riparo da sguardi indiscreti, mute di feroci cani da guardia e pattuglie di vigilantes armati. Perchè hai scelto Milano, il suo hinterland, la Brianza come luoghi del romanzo?
"Milano è la mia città. La amo, e non potrei vivere in nessun altro posto. Una storia come questa non ce la vedo ambientata altrove (...), qui c'è un senso manzoniano della peste. A Milano c'è il battito cardiaco dei media, delle televisioni, dell'editoria, dei giornali a grande tiratura. Palpebre è un romanzo, che a suo modo, cerca di fare i conti con tutto questo. (...) Per quanto concerne la Brianza, che è un po'diversa, occorre ricordare che ai tempi del Manzoni, a Milano c'era la peste mentre la salvezza era sull'Adda. Anche i miei personaggi partono da una Milano appestata e scappano verso quel fiume. Ma non hanno nessuna garanzia di trovare lì una via di scampo."
Corpi: offesi, deformati, trapiantati per incrementare mercati clandestini. Brutali porno-remake, buio pesto. Una storia che commercia cadaveri, (...) sfreccia su grosse automobili, gira la testa dall'altra parte, si occulta nei video, ostenta probabili titoli di giornali. Penitenze e castighi che odorano di Medioevo, esalazioni di supplizi, ferite all'addome, zampillare di sangue, vite al capolinea. Ma non si pensi tanto ad una trama horror o splatter anche se alcuni elementi non mancano. La determinazione del romanzo sta nei punti di domanda che rimarca e nell'analisi dei pericolosi tormenti e delle macabre fissazioni che squarciano i nostri tempi.
"C'è un forte desiderio di vedere corpi che soffrono. Non che vivono e godono. (...) Nel mercato clandestino circolano video pagati 20-30mila euro in cui si vedono torture, omicidi, stupri veri. Non ci sono attori, non è finzione. La gente paga perchè è tutto vero, sulla Rete poi... Sono situazioni che esistono e che dobbiamo affrontare. I cattolici, da sempre, ammoniscono: non fatelo altrimenti andate all'Inferno. La cultura laica che risposta dà a tutto questo? Siamo alla frutta, se si gode a vedere un corpo che soffre. Ecco perché mi arrabbio quando qualcuno asserisce che Palpebre si svolge in contesti improbabili."
Nel romanzo ci sono riferimenti a fatti realmente accaduti di recente oltre allo spartiacque destra-sinistra riferito alle vicende politiche nazionali. I due schieramenti sembrano entrambi appassiti ed in grande difficoltà a percepire i tempi attuali. Quant'è politico il tuo libro?
"È un mio desiderio che la dimensione politica traspaia. (...) Ho cercato di mettere il profondo disagio che in me genera I'incultura leghista. Ma non mi sento nemmeno confortato dalla Sinistra attuale, perennemente in diffìcoltà a fare iconti con la realtà così com'è. ll buonismo veltroniano non può esistere. Gli esseri umani non sono così. Occorre farsi carico del problema del male. L'uomo non è buono. Ha generato Auschwitz, ucciso, massacrato, sterminato. (...) Bisogna fare i conti con I'orrore, il sangue. Non basta pronunciare la parola uguaglianza. Uno dei personaggi del romanzo dice "cerco di tenere a freno I'umano che è in me". È. la sua ultima frase. L'umano non è buono. I cattolici lo hanno capito e su questo hanno costruito inferni, purgatori, paradisi. La cultura laica come affronta questa questione? È possibile trovare una risposta? Questo è I'interrogativo che pongo."
Estratto dell'intervista a Gianni Canova - Massimo Pirotta "Il Mucchio Selvaggio"


Giovedì 15 Aprile presso la Sala di rappresentanza del Comune di Concorezzo, Gianni Canova presenterà "Palpebre", il suo primo romanzo. La serata avrà inizio alle ore 21.00 e si svilupperà tra domande, racconti e la recitazione degli attori dell'Associazione Ronzinante.

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